L’educatrice climatica: una nuova figura per una sfida complessa
La crisi climatica è una sfida globale che richiede un ripensamento profondo di come viviamo, lavoriamo e interagiamo con il nostro pianeta. Per affrontarla, non basta affidarsi a soluzioni tecnologiche o a politiche distanti dalla vita quotidiana. Serve un’educazione capace di coinvolgere le persone nel loro contesto più immediato, rendendo il tema del clima accessibile, concreto e legato alle esperienze di ciascuno. È in questo contesto che si inserisce il progetto Luoghi Terzi Climatici, e in particolare la figura dell’educatrice climatica.
L’educatrice climatica del progetto Luoghi Terzi Climatici non è solo una persona esperta di cambiamenti climatici o di pedagogia. È un facilitatore del cambiamento, una persona capace di connettere il sapere tecnico-scientifico con le preoccupazioni e le aspirazioni delle persone comuni. Il suo ruolo è particolarmente significativo nei “luoghi terzi”, quegli spazi di socializzazione e interazione informale come i caffè, i parchi o le biblioteche. Qui, fuori dai contesti istituzionali e formali, si costruiscono relazioni di fiducia e si aprono opportunità di dialogo che possono diventare terreno fertile per l’educazione climatica.
L’approccio utilizzato nel progetto, ispirato all’Appreciative Design, è centrale in questo processo. Questa metodologia, nata dall’incontro tra il Design Thinking e l’Appreciative Inquiry, pone al centro la valorizzazione delle risorse e delle esperienze positive già presenti in un contesto, invece di concentrarsi sui problemi. In altre parole, si parte dal riconoscimento delle forze esistenti per generare un cambiamento significativo. Nel caso dell’educazione climatica, questo significa non solo informare le persone su quanto sta accadendo al pianeta, ma anche coinvolgerle attivamente, partendo dalle loro motivazioni e competenze già esistenti.
Le competenze chiave per l’educazione climatica
Per delineare il profilo dell’educatrice climatica, il progetto Luoghi Terzi Climatici si è basato anche sulle 8 competenze trasversali definite dall’UNESCO per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Queste competenze sono fondamentali per promuovere un’educazione che porti a un vero cambiamento comportamentale e collettivo:
- Pensiero critico: La capacità di analizzare le informazioni in modo obiettivo e mettere in discussione le pratiche esistenti è essenziale per capire la complessità delle sfide climatiche e sviluppare soluzioni innovative.
- Pensiero sistemico: Questa competenza riguarda la comprensione delle interconnessioni tra fenomeni globali e locali, riconoscendo come le azioni individuali influenzino il sistema complesso della sostenibilità.
- Collaborazione: Lavorare insieme è cruciale per affrontare le sfide climatiche. L’educatrice climatica deve essere in grado di facilitare la cooperazione tra individui e comunità per promuovere azioni collettive.
- Valorizzare la sostenibilità: Riflettere sui propri valori e comportamenti e allinearli con quelli della sostenibilità è il primo passo per promuovere stili di vita più sostenibili e consapevoli.
- Giustizia e equità: Supportare la giustizia sociale e ambientale significa promuovere un cambiamento che tenga conto delle disuguaglianze e delle diverse vulnerabilità, garantendo un futuro più equo per tutti.
- Azione collettiva: Mobilitare le comunità per agire insieme e affrontare i problemi climatici rafforza la capacità di creare un cambiamento su scala più ampia e duratura.
- Iniziativa individuale: Ogni azione conta. Promuovere comportamenti individuali sostenibili, anche a livello quotidiano, è fondamentale per costruire una cultura del cambiamento.
- Immaginare futuri sostenibili: L’educatrice climatica deve ispirare gli altri a pensare a scenari futuri in cui la sostenibilità è una realtà concreta, incoraggiando la creatività nel risolvere i problemi e nell’adattarsi ai cambiamenti.
Un’educazione basata sull’empatia e la progettazione positiva
La prima qualità che definisce l’educatrice climatica è l’empatia. Lontano dal ruolo tradizionale dell”’insegnante esperto”, l’educatore deve essere prima di tutto un ascoltatore. Questo significa entrare in sintonia con il pubblico, comprenderne le preoccupazioni e riconoscere i limiti o le difficoltà nel percepire l’urgenza del cambiamento climatico. Il metodo dell’Appreciative Design suggerisce di immergersi nel contesto locale, osservando e partecipando alla vita della comunità, per comprendere quali siano le risorse latenti che possono essere valorizzate.
Ad esempio, immagina un caffè in un piccolo quartiere urbano. Il proprietario è una persona che tiene molto all’ambiente, ma i clienti non parlano mai di questioni climatiche. Un’educatrice climatica empatico osserva, partecipa alla vita del caffè e scopre che molti clienti sono genitori preoccupati per la salute dei loro figli. A partire da questa motivazione, l’educatrice può avviare conversazioni su come il cambiamento climatico impatti la salute, utilizzando un linguaggio e un approccio che fanno leva su preoccupazioni già presenti, piuttosto che imporre dall’alto una narrazione scientifica distante.
Le competenze del GreenComp: un quadro di riferimento per l’azione
Le competenze richieste all’educatrice climatica trovano una guida solida nel quadro europeo GreenComp, che organizza le competenze per la sostenibilità in quattro aree principali: valori, complessità, futuro e azione. Queste competenze non sono solo teoriche, ma profondamente pratiche: l’educatrice deve essere in grado di valorizzare la sostenibilità nei suoi discorsi e azioni quotidiane, di abbracciare la complessità delle interazioni tra sistemi naturali e sociali, e di stimolare la capacità di immaginare futuri sostenibili. Ma soprattutto, deve tradurre tutto questo in azioni concrete, ispirando sia l’azione collettiva che l’iniziativa individuale.
Nel contesto dell’Appreciative Design, il quadro GreenComp trova applicazione pratica. Ad esempio, una delle fasi centrali del metodo è la co-creazione: l’educatrice non impone soluzioni, ma facilita un processo di scoperta collettiva, in cui la comunità stessa immagina e sviluppa azioni concrete per affrontare le sfide climatiche. In un caffè o in una biblioteca, questo potrebbe tradursi nella creazione di laboratori partecipativi dove i clienti stessi propongono idee su come ridurre l’impronta ecologica del luogo, rendendolo più sostenibile. Grazie all’approccio empatico e partecipativo, queste azioni diventano più rilevanti e sostenibili nel lungo termine.
Il pragmatismo e la flessibilità dell’educatrice climatica
Oltre all’empatia, l’educatrice climatica deve essere pragmatico. Non tutte le soluzioni sono applicabili ovunque, e l’educatrice deve essere in grado di adattare i suoi piani alle risorse disponibili e al contesto specifico. Un’educatrice che lavora in una comunità rurale, per esempio, potrebbe scoprire che l’accesso alle risorse è limitato, e quindi proporre soluzioni semplici e realizzabili, come la raccolta dell’acqua piovana per affrontare i problemi di gestione idrica, piuttosto che grandi progetti infrastrutturali.
Inoltre, l’educatrice deve essere flessibile. L’adattabilità, una delle competenze del GreenComp, richiede la capacità di modificare il proprio approccio in base alle reazioni del pubblico e ai cambiamenti del contesto. Ad esempio, se durante un workshop in un parco pubblico ci si rende conto che l’interesse della comunità è più orientato verso la salvaguardia della fauna locale piuttosto che verso i temi più ampi del cambiamento climatico, l’educatrice deve essere pronto a riorientare la conversazione, facendo leva su quello specifico interesse per far emergere un discorso più ampio sulla crisi ambientale.
Creare visioni di futuro insieme
Uno degli aspetti più importanti dell’educazione climatica nel progetto Luoghi Terzi Climatici è la capacità di immaginare e costruire insieme visioni positive di futuro. Essere visionari, come suggerisce il GreenComp, non significa solo predicare un futuro sostenibile, ma coinvolgere le persone in un processo di co-creazione, dove ogni partecipante si sente parte attiva del cambiamento. Grazie all’Appreciative Design, questo processo è fortemente partecipativo: l’educatrice guida la comunità nel riconoscere le proprie risorse, le proprie aspirazioni e le possibilità concrete di trasformazione.
L’educatrice climatica come catalizzatrice del cambiamento
Nel progetto Luoghi Terzi Climatici, l’educatrice climatica non comunica semplicemente delle informazioni, ma è catalizzatrice del cambiamento, una professionista capace di ascoltare, coinvolgere e ispirare. Attraverso il metodo dell’Appreciative Design e le competenze delineate nel GreenComp, l’educatore lavora fianco a fianco con la comunità, costruendo insieme percorsi concreti verso la sostenibilità.
Tramite questo approccio, l’educatrice sviluppa e mette in pratica cinque competenze fondamentali che amplificano l’impatto delle sue iniziative.
- Empatia: Essenziale per costruire legami profondi e comprendere le preoccupazioni locali, l’empatia permette all’educatrice di personalizzare il suo approccio, rispondendo alle esigenze emotive e pratiche del pubblico. Per esempio, l’educatrice ascolta e osserva la comunità con cui lavora, identificando motivazioni profonde, come la salute delle persone care o il desiderio di una città più verde. Questa connessione emotiva stimola un dialogo autentico e fa emergere spunti che risuonano davvero con le persone.
- Perspicacia: L’educatrice è capace di cogliere le dinamiche nascoste e le motivazioni profonde delle persone partecipanti, comprendendo le tendenze e i bisogni locali che influenzano il modo in cui le persone percepiscono il cambiamento climatico. Questa capacità di lettura approfondita consente di progettare interventi educativi mirati e personalizzati, che rispondono ai bisogni reali della comunità e promuovono la partecipazione attiva.
- Visione: L’educatrice immagina e costruisce con la comunità scenari futuri positivi, dove la sostenibilità e la giustizia climatica sono una realtà condivisa. Questo approccio visionario non solo ispira gli altri, ma mobilita energie collettive per realizzare azioni concrete. Nell’ambito dei Luoghi Terzi, l’educatrice non si limita a presentare problemi ma stimola la comunità a immaginare e lottare per un futuro più equo, capace di rispondere ai bisogni attuali e di ispirare cambiamenti duraturi.
- Pragmatismo: La competenza pragmatica si manifesta nella capacità di tradurre idee in azioni concrete e adattabili. L’educatrice, consapevole delle risorse e dei limiti del contesto, facilita la creazione di progetti semplici ma incisivi, come l’installazione di contenitori per la raccolta dell’acqua piovana in quartieri con scarsa disponibilità idrica. Questo approccio consente di ottenere risultati tangibili e di mantenere alta la motivazione del gruppo.
- Fiducia in sé stessi: La fiducia in sé stessi consente all’educatrice di comunicare con chiarezza e convinzione, motivando la comunità a intraprendere azioni concrete. Questa competenza ispira sicurezza e credibilità, rendendo l’educatrice un punto di riferimento per coloro che desiderano contribuire al cambiamento. Una presenza sicura favorisce un ambiente di apprendimento positivo e stimola la partecipazione attiva.
In sintesi, l’educatrice climatica, con il supporto dell’Appreciative Design, non si limita a sensibilizzare, ma trasforma i Luoghi Terzi in potenziali catalizzatori di una trasformazione climatica e sociale.
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