Laboratori di autoproduzione per parlare di clima: l’esempio della Riserva del Lamone
Laboratori di autoproduzione per parlare di clima: l'esempio della Riserva del Lamone
Sorge su una rupe tufacea, è circondata da ulivi e da colline dolci: Farnese, piccolo comune dell’alta Tuscia è protagonista di Luoghi Terzi Climatici. Alcuni luoghi e tante voci del suo territorio compongono questo percorso di attivazione e sensibilizzazione sulla crisi climatica nei luoghi informali.
Il progetto incrocia attiviste e attivisti della provincia di Viterbo grazie al workshop a Fontainebleau, e il design thinking resta il filo conduttore dalla Francia alla Tuscia, a Farnese tra vicoli stretti e riserve naturali.
Per capire meglio come individuare dei luoghi terzi a Farnese, e per discutere di possibili attivazioni territoriali, A Sud è tornata più volte nel viterbese, insieme ai partecipanti del workshop e in compagnia di attiviste e attivisti dell’Arci Viterbo, con chi è impegnato nella salvaguardia del territorio attraverso pratiche agricole sostenibili e con attività di educazione ecologista nella riserva naturale di Farnese. Abbiamo incontrato Francesca Furlan, Sandra Gasbarri e Fabrizio Marchioni in un’osteria di Farnese. Abbiamo chiesto loro di raccontare l’esperienza come pensano di mettere in pratica percorsi di attivismo ecologista e climatico nei loro luoghi terzi.
“Stiamo mettendo in piedi una serie di attività. Bisogna essere compositi e capire le esigenze territoriali, partendo ovviamente dalla natura che ci circonda Farnese. In queste zone gli impatti del cambiamento climatico sono visibili, soprattutto con gli effetti negativi che colpiscono il comparto agricolo”. Vivere qui significa dover fare i conti con l’assenza di alcuni servizi, e ripartire dal significato dei luoghi ci sembra il primo passo per qualsiasi attività progettuale”.
Potete raccontarci alcune attività che sono in programma o che avete già realizzato?
Abbiamo fatto escursioni, esplorazioni naturalistiche, bagni di foresta e organizzato spettacoli teatrali. Stiamo organizzando mercati contadini e delle passeggiate per il riconoscimento delle erbe spontanee.
Avete accennato alla necessità di ripartire dal senso dei luoghi. Quale strumento volete usare per discutere di comunità?
Stiamo sperimentando la metodologia delle mappe di comunità, mettendo insieme una costellazione di luoghi significativi per gli abitanti. Non è stato facile creare un gruppo attivo per fare le mappe, ma una volta superata una certa diffidenza i partecipanti hanno capito l’importanza di diffondere una sorta di sentimento di auto rappresentazione. Si tratta di un processo di soggettivazione che ti fa approcciare al tuo paese in modo diverso.
Per chi di voi è stato in Francia, quali aspetti del workshop sono stati utili una volta tornati a Farnese
Durante la settimana in Francia abbiamo sicuramente imparato molto. Ho imparato cosa fosse un luogo terzo; sono geniali: quando abbiamo visto gli esempi delle persone in Romania sulla divulgazione di concetti legati alla crisi climatica nei luoghi terzi ho capito l’efficacia di questo concetto, ossia la potenza dello spazio pubblico come luogo informale dove imparare a leggere il mondo che cambia. Per esempio, dopo l’esperienza in Francia, abbiamo deciso di intraprendere un laboratorio di sapone e di detersivi naturali.
Potete dirci qualcosa in più su questo laboratorio?
Siamo partiti dal manuale, dalla concretezza di fare qualcosa per contrastare la crisi climatica. Autoprodurre permette di costruire da sé il necessario e, allo stesso tempo, di non acquistare il superfluo limitando i consumi e riappropriandosi di antichi saperi e della saggezza del saper fare con originalità e indipendenza. Questo consente anche di capire come sono fatte le cose, monitorare i processi produttivi e diminuire il consumo di risorse ed energie. Il laboratorio sull’autoproduzione ha permesso di parlare del cambiamento climatico in maniera informale ed indiretta, di sviscerare alcune delle cause che stanno alla base di esso e di illustrare buone abitudini per combatterlo, come la riduzione degli acquisti di beni di consumo, di riciclare e smettere di usare prodotti monouso o che producono molti rifiuti e inquinamento. Parlare di autoproduzione e autoprodurre saponi è stato uno strumento per contrastare il cambiamento climatico in maniera fattiva, dando una risposta materiale e concreta alla questione ambientale.
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